io, so?
è la domanda, un dubbio, che ha l’incertezza della luna che sbuca da una nuvola, ma che poi resta lì a definire, con forza, i contorni della verità.
E’ un’interrogazione senza fine, a noi stessi, agli altri, per cercare di intuire cosa siamo, per avere soluzioni, per sapere cosa fare, per essere giusto, per trovare il perché d’essere, lì, davanti a tutta quella gente, a mostrare la propria intimità.
E’ un procedere disperato per chiedere alla vita il perché dell’esistere, per decidere cosa scegliere tra attivo o passivo, tra guidare o essere guidati, tra avere coscienza delle proprie azioni o seguire l’azione di chi dice di averne.
E’ l’agire di due esseri che si affannano attorno alle cose di tutti i giorni, per cercarne il motivo ormai dimenticato, due esseri che forzatamente si mettono in mostra pensando che quello sia il modo per garantirsi un posto nel mondo.
E’ il punto interrogativo che incalza, che ci insegue e crea nella vita di ognuno di noi, l’incertezza, il rallentamento, produce il dubbio e un tempo più vicino all’anima che si apre alla coscienza e alla capacità di cogliere, forse, in un istante, la verità.
Io, so? È la messa in azione di una domanda e l’impossibilità della risposta, una forma aperta, forse imprendibile, per dare l’illusione al pubblico, anche per un solo momento, di poter essere l’oracolo delle nostre richieste.