Se c’è un karma anche per i luoghi, questo lo troviamo nella Casa della mafia a Berceto. Una villa espropriata alla criminalità diviene non solo ambiente d’accoglienza fruibile dalla cittadinanza, ma spazio espositivo esemplare per il pittore della Tenda Emanuele Modica.
Karma o reazione dunque perché Modica ha trascorso la propria vita a combattere la mafia con l’arma del pennello, dal giorno in cui in sogno il padre contadino, vigliaccamente ucciso, gli indicò questa strada invece che quella della vendetta e della violenza. Modica iniziò a dipingere, prima sugli scontrini del bar dove lavorava, quindi su tela, incoraggiato dall’approvazione della critica e della gente.
Tuttavia la sua non era arte fatta per abbellire le pareti – come dice una citazione di Picasso – bensì una missione per scuotere la coscienza e spingere alla ribellione contro il male insidioso della piovra, contro la tacita connivenza dell’omertà, contro l’ignavia e la paura. La sua pittura dirompente, di denuncia e gravida della bellezza della verità, non poteva starsene accomodata in gallerie per pochi privilegiati, ma doveva girare tra la folla, andare incontro, richiamare l’attenzione. Così creò la Tenda, una mostra itinerante nelle piazze d’Italia, con un grande Cristo dolente come manifesto, emblema delle sofferenze e del riscatto oltre che di un percorso umano e civile mai esaurito. Anzi, all’età di 80 anni, Modica, dopo essere rimasto stanziale per più di 20 anni per motivi di salute, pochi mesi fa ha ricostruito la sua “ultima” tenda a Palermo. Quindi è tornato nella dimora di Manzano di Langhirano, sulle colline parmensi, dove c’è la Tenda in muratura, una casa-museo che narra la sua storia e prosegue idealmente la sua missione. Ars longa dicevano i latini. Perché sopravvive all’uomo e con essa il suo messaggio che deve essere capace di attraversarci, di commuoverci, di stimolarci al bene. Così a Berceto, nel Festival della coscienza, arriva l’arte e la testimonianza del pittore della Tenda. Anche con il teaser trailer del film a lui dedicato che è in preparazione, si parlerà di coscienza civile, etica e del potere della creatività nell’agitarla, come un sasso nella palude a generare onde che si propagano oltre i limiti dell’umana vicenda. Sarà proprio nella casa strappata ai mafiosi dove l’urlo della coscienza salirà alto. Si sentiranno i nitriti dei cavalli della libertà, si vedranno gli occhi della paura e la luce azzurra della speranza, della fede, i tanti omaggi a chi si è sacrificato per la legalità. Perché la memoria è fondamento per la coscienza di un paese. E perché nulla vada perduto di questa storia d’arte, di verità, di coraggio. D’amore.
Manuela Bartolotti