Qui stiamo senz’altro trattando dell’accezione morale della coscienza, non di quella neuro-psicologica, che potremmo chiamare coscienza-consapevolezza d’essere esistentivo, o coscienza riflessa.
Nella storia umana piena di guerre sanguinose, di imbrogli e truffe, piena di superficialità, di ignoranza colpevole, di manipolazioni intellettuali e ottusa noia, non ultimo fomite di delitti e malefatte, anche se spesso sottovalutato, sembra veramente sia stato sempre e sia in qualche modo ancora un lusso avere una coscienza e ascoltarla.
La coscienza va relata al tema della libertà, che a sua volta si declina in vari modi: da quello liberale classico del fare ciò che è consentito rispettando la libertà altrui (Stuart Mill, etc.), a quello edonista-emotivista del “fare ciò che si vuole”, a quello etico-personalista del “volere ciò che si fa”, con una sottolineatura forte del momento razionale e logico argomentativo della scelta morale.