
MARTINO JASONI
Berceto 1901 – 1957
Museo Piermaria Rossi
dal 6 al 30 luglio
Inaugurazione
venerdi 6 luglio ore 16.00
con Marzio Dall’Acqua
TRACCE
La pittura sconosciuta di Martino Jasoni
Evento in collaborazione con il
Museo Martino Jasoni di Corchia

Tracce: sulle orme di Martino Jasoni,
la cui eredità suo figlio Giampiero ha amministrato con oculatezza e rigore tali che ora rivedendo anche solo parzialmente alcune sue opere, mi rendo conto che il sentiero, a suo tempo tracciato, è troppo stretto e limitato per definire un artista che sì consideravo un grande, ma che non si è mosso linearmente come sembrava. Un artista da sempre confinato nella appartata e poco abitata Corchia, paese di roccia ed ardesia, perduto nel verde dell’Appennino, ma che nelle sue opere, soprattutto quelle fino ad oltre la metà degli anni trenta, ora lo vediamo con chiarezza, ha percorso molte strade, in contraddizione magari tra loro, da pellegrino solitario, da montanaro testardo e tenace, pronto a sbagliare, come sempre di persona. Ed a pagare. La linearità di una formazione è dunque venuta meno e dovremo riscrivere una personalità molto più ricca, molto più articolata di quanto dal 1982, anno della prima mostra da me curata, non mi appariva. Il primo dato immediato è la sperimentazione: sembrava che la formazione di Martino Jasoni fosse una lenta e coerente evoluzione, una crescita armonica, fino alla conclusione degli ultimi anni, del 1941 e 1942, con ultime opere brumose e grigie, essenziali nella loro sinteticità arcaica.
Per cui la morte del padre Giovanni, avvenuta il 7 marzo 1943, che pure lo aveva così tenacemente ostacolato nella sua vocazione artistica, viene suggellata con un sepolcrale silenzio come pittore, limitandosi a pochi disegni peraltro scarsamente significativi. Scelta invero come l’improvvisa partenza da New York con il ritorno in Italia che si presta ad interpretazioni psicoanalitiche. E già questi due ictus avrebbero dovuto farci riflettere sul fatto che era solo apparenza quella linearità di stile che viene evolvendosi e maturandosi secondo scansioni e ritmi naturali, fisiologici. Si inizia con una serie di disegni realizzati nell’estate del 1919, allorché alla Art Student League di New York, per tre mesi, aveva seguito i corsi di nudo di George Brant Bridgeman (1865-1943), pittore di origine canadese americana, scrittore e docente di anatomia e di disegno di figura, che insegnò alla Art Studies League per 45 anni. Sono schizzi di grande eleganza, tracciati con mano veloce e sicura, con posizioni studiate e statuarie, che ritroviamo in alcune tele che sono nel MJ di Corchia, il Museo appunto dedicato a Jasoni, che evidentemente sono contemporanei con colori ancora acidi e quasi monocromi per far stagliare le figure dal buio che le circonda. Una grande sapienza compositiva ed una indubbia conoscenza anatomica.
Doti che rendono giustizia alle grandi capacità del docente che formò intere generazioni di illustratori americani, tra cui spiccano il fumettista William Erwin Eisner, divenuto noto come Will Eisner (Brooklyn,1917-Lauderdale Lakes, 2005), considerato uno dei più importanti autori di fumetti di tutti i tempi, punto di riferimento per gran parte degli autori contemporanei, che creò il fumetto per gli adulti e dal 1972 realizzò e promosse il moderno romanzo a fumetti, il graphic novel, nonostante la sua invenzione non sia attribuibile direttamente a Eisner, ne è comunque considerato il suo principale diffusore. George Brant Bridgeman, nella sua autobiografia intitolata “My Adventures as an Illustrator”, conversa con un altro dei suoi allievi, Norman Percevel Rockwell (New York, 1894 – Stockbridge, 1978), pittore e famosissimo illustratore statunitense.
Il peculiare stile delle sue opere, definito “realismo romantico”, ha riscosso, soprattutto negli Stati Uniti, un largo apprezzamento popolare ed ha influenzato generazioni successive di illustratori.
La sua fama è legata soprattutto alle oltre 300 copertine create tra il 1916 e il 1963 per il magazine “The Saturday Evening Post”, che costituiscono, nel loro insieme, un patrimonio prezioso della cultura popolare americana del secolo scorso. Alcune sue opere sono entrate come emblemi della storia del XX secolo. Ispiratosi al celebre discorso sulle quattro libertà fondamentali, tenuto al congresso dal presidente Franklin D. Roosevelt, nello stesso periodo Rockwell, dipinse la serie di quadri denominata appunto The Four Freedoms. Questo gruppo di opere fu pubblicato nel 1943 sul The Saturday Evening Post e riprodotto in migliaia di manifesti. Più tardi venne esibito in sedici città americane dal Dipartimento del Tesoro per promuovere la raccolta dei fondi di guerra.
Questo lungo excursus per dire di un unicum nella produzione di Jasoni un disegno colorato con una scena di addio, sorprendente, ma che si muove proprio nello stile di Rockwell, con un intervento personale solo nella finestra alla spalla dei protagonisti.
Un esempio di un sentiero imprevisto che Jasoni ha battuto, come altri che mostriamo in questa mostra da riprendere criticamente con più calma, ma che mostra il piacere della vita sociale nel chiuso caldo delle stanze oppure all’aperto con l’accensione di colori inaspettati e violenti di vitalità gioiosa, in un intreccio di New York e Corchia che sconvolge la cronologia della produzione del pittore, sulla quale non si potrà non ritornare con calma e puntualità. E sarà un altro percorso, un altro sentiero pieno di tracce.
Parma, nel mezzo di giugno 2018
Marzio Dall’Acqua
Martino Jasoni nasce a Corchia di Berceto il 20 febbraio del 1901.
Nel 1906 insieme al padre, raggiunge la madre a New York .
Frequenta la scuola pubblica e già a 10 anni si iscrive alle biblioteche della Fondazione Carneige perché interessato alle monografie sulla pittura e sugli artisti, cercando di sperimentare da autodidatta le tecniche assimilate leggendo.
Inizia a lavorare nell’intento di contribuire al bilancio famigliare, ma la passione per lo studio della storia dell’arte e per la pittura spingono il giovane Martino ad alternare il lavoro diurno ai corsi serali presso l’Art Student League ove insieme ai compagni di studio come Walt Disney e Otto Soglow ha modo di frequentare le lezioni di John Sloan, Robert Henri, Guy Pene du Bois, personaggi chiave nell’innovazione artistica e culturale americana in quegli anni.
Gli piace frequentare i musei e nel 1915 accompagna due amici di corso a visitare il Metropolitan e a vedere le opere di un pittore “ quasi “ compaesano : il Correggio.
Tra il 1921 e il 1923 partecipa a numerose esposizioni collettive e personali a New York .
La sua arte fu conosciuta e apprezzata anche da facoltosi mecenati che non esitarono ad acquistare opere del giovane artista e di cui rimane ancora oggi memoria in prestigiose collezioni private Newyorkesi .
Nel giugno del 1924 la famiglia decide di fare ritorno a Corchia imbarcandosi sul Conte Verde, la prestigiosa nave appena inaugurata dalla flotta Italiana. Negli anni successivi al ritorno, Martino continuerà ad inviare opere alle esposizioni americane e avrà una florida corrispondenza epistolare con i tanti amici “artisti” lasciati.
Contemporaneamente, il pittore fece ingresso nei circuiti dell’arte italiana grazie alla presenza delle sue opere alle più importanti e prestigiose rassegne pittoriche del tempo .
Nel 1929 sposa l’amata Margherita Jasoni dalla quale negli anni successivi ebbe due figli: Maria Teresa e Gian Pietro; nonostante il duro lavoro nei campi al quale non era molto portato continua a coltivare la sua passione : la pittura.
A partire dall’aprile 1934 affianca all’attività pittorica quella di scrittura con la stesura del suo
“ Diario americano “. Un ‘ opera in quattro quaderni che ripercorre interamente gli anni trascorsi a New York dal 1906 al 1924.
La sua produzione artistica, pur risentendo delle quotidiane difficoltà , prosegue fino alla sua scomparsa nel 1957.
Durante la guerra tentò sempre di aiutare i prigionieri grazie alla conoscenza dell’inglese, accompagnandoli al Passo della Cisa , al confine con la Toscana.
Maria Agnese e Cecilia Iasoni