«Se un giorno le api dovessero scomparire,
all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita.»
(Albert Einstein)
Opere di Monica Paulon
Via Caprara
dal 6 al 8 luglio
Monica Paulon nasce a Como nel 1970 e cresce tra colori e fruscii serici: la madre, instancabile donna di origini calabresi, rifinisce a mano cravatte di seta. Fin da bambina, ogni volta che trova un tessuto fallato o scartato, ne immagina il suo riutilizzo. Apprende l’arte del recupero dal padre Angelo, che ama riciclare ciò che gli altri scartano. D’estate, durante i soggiorni dalla zia paterna trentina, impara a infeltrire la lana con l’acqua e il sapone, scoprendo il “tessuto non tessuto”, la materia di cui si intesserà tutta la sua arte.
Nel 1986, ottiene il diploma di maturità professionale come disegnatrice stilista di moda, ma è uno studio di design ad aprirle le porte del lavoro.
In un laboratorio di feltro della scuola steineriana di Como, che frequentano i suoi bambini, riscopre la tecnica del felting, il cui ricordo è ancora nelle sue mani.
Nel 2003, l’artista tessile crea artefeltro (artefeltro.it): in una sua originale interpretazione della filosofia dell’upcycling, autoproduce capi unici unendo personalmente gli scarti serici a lane pregiate, realizzando così abiti e accessori in feltro de-luxe, 100% organici. Opere d’arte di uso quotidiano, non semplicemente abiti, ma stati d’animo.
Negli ultimi anni, l’artista crea opere tessili prettamente artistiche, in un filo indivisibile che lega l’artigianato all’arte, sulla linea creativa di Joseph Beuys, uno dei suoi maestri ispiratori. Monica Paulon comunica attraverso materie naturali reperite nel territorio comasco, tradizionalmente vocato alla tessitura della seta, con una tecnica antica come il mondo: il felting.
È questo l’autorevole monito da cui muove Monica Paulon per smuovere le coscienze verso l’urgenza di acquisire una maggiore comprensione dei pericoli che corrono le api oggi. L’artista introduce il visitatore in un percorso di consapevolezza nel mondo di queste meravigliose creature che, attraverso il loro lavoro, impollinano le coltivazioni da cui dipende la nostra alimentazione. Che donano all’uomo miele, polline, cera, pappa reale, propoli e persino il loro veleno come rimedio, e che l’uomo “ricambia” avvelenandole con i pesticidi.
Paulon ci fa entrare nel colore e nel calore di un alveare, e ci mostra quanto siano stupefacenti queste laboriose figlie del sole e del cosmo, semplicemente attraverso un’installazione che coinvolge dodici sensi: il senso della vita, del movimento, dell’equilibrio, del tatto; quello del calore, del gusto, dell’odorato e della vista; il senso dell’udito, della parola, del pensiero, per arrivare infine a quello dell’io.
È come entrare in un alveo protetto in cui sentirsi bene, respirando la rassicurante dolcezza della cera d’api, toccandola con mano e assaggiando le perle di polline o l’ambrosia del miele.
Come le api, l’artista bottina qua e là i materiali e li nobilita per creare le sue opere d’arte tessile, senza lasciare alcuna impronta del suo passaggio. Fili di seta giallo oro recuperati da una tessitura segnano il prezioso lavoro di questi operosi insetti. Scampoli di organza trasparente di seta svelano un sorprendente universo. Innesti di lana cardata, infeltrita con il calore delle mani, l’acqua e il sapone, tracciano e ricalcano la sezione esagonale in cui sono inscritte le celle dei favi, costruiti dalle api seguendo le leggi di una geometria preconizzata.
Per produrre le opere non è stata usata energia elettrica e i tessuti sono tinti con lo zafferano, pigmento naturale che non ha bisogno di mordenzature.